Pasqua e Pasquetta in Valnerina alla scoperta della “Canapa Nera”
Viaggio nei saperi della tradizione umbra nel Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco.

Terra ricca di borghi e abbazie dalle tradizioni millenarie, ambienti naturali incontaminati ideali per sport all’aria aperta e dei grandi prodotti enogastronomici. La Valnerina è un angolo di paradiso lungo il corso del Fiume Nera, meta emozionante da scoprire nel lungo weekend di Pasqua.
Nella dorsale appenninica che attraversa il territorio, questa parte dell’Umbria è da sempre una realtà italiana tra le più dedite alla coltura della canapa. Non a caso proprio qui ha sede il Museo della Canapa di Sant’Anatolia di Narco che, oltre a una vasta documentazione storica sul suo utilizzo, ospita un centro produttivo dove viene materialmente lavorata la canapa per dare vita a prototipi innovativi e sperimentali. Con le materie prime della canapa si possono produrre, in modo pulito ed economicamente conveniente, tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili e anche un olio alimentare di altissime qualità. Oggi, ad esempio, si fa largo impiego della canapa nella costruzione di casa nell’ambito dell’architettura ecosostenibile.
Ed è proprio la canapa, per il secondo anno consecutivo, a essere protagonista del Fuorisalone, la settimana milanese dedicata al design, che si terrà dal 17 al 22 aprile con un’esposizione allestita nel chiostro centrale della Ca’ Grande. Si chiama Canapa Nera “Guardavo le macerie e immaginavo il futuro” l’opera realizzata dalla Regione Umbria da un progetto di valorizzazione del territorio che vede l’Accademia delle Belle Arti Pietro Vannucci diretta da Paolo Belardi lavorare con l’atelier milanese dell’artista Daniela Gerini e con il supporto tecnico del Museo della Canapa.
CanapaNera è la crasi perfetta tra il fiume Nera e la resistente fibra, la cui lavorazione fa parte dei saperi del territorio umbro. Nel chiostro centrale, oggi sede dell’università ambrosiana, sorgerà un algido muro bifronte per raccontare la storia di un popolo coraggioso la cui economia è pronta al rilancio. C’è il grigio, memoria della pietra urbana della Basilica di San Benedetto a Norcia, e poi ci sono i colori esplosivi della fiorita di Pian Grande. Due lati di una stessa opera legati da un sottile ed emozionante filo comune. Un’installazione che viene dalla ricerca non solo scientifica, ma anche artistica. È questa l’essenza del concetto di resilienza, inglobata nell’installazione realizzata dalla Regione Umbria, un mix alchemico composto dai ricordi di cui sono pregne le macerie dei muri in rovina e con le speranze che vibrano nelle fibre della canapa del Fiume Nera.