La coltivazione della canapa era diffusa fino alla prima metà del Novecento in tutta l’Umbria, sia nelle zone di fondovalle che in montagna.

La coltivazione della canapa era diffusa fino alla prima metà del Novecento in tutta l’Umbria, sia nelle zone di fondovalle che in alta montagna. In Valnerina, in particolare, la canapa veniva seminata lungo le sponde del fiume Nera in terreni denominati tuttora “le canapine” o in alta montagna, come ad esempio a Gavelli, a Monteleone di Spoleto, Castelluccio di Norcia.

In base a dove veniva coltivata poteva variare il periodo di semina che oscillava dal 19 marzo a Bevagna e Foligno (San Giuseppe), al 23 maggio (il giorno dopo di Santa Rita), ad esempio, in tutta la Valnerina.

Oltre a determinare variazioni nella semina i diversi territori dettavano anche il periodo di raccolta e le modalità di macerazione ed essiccazione. Dalla macerazione in acqua corrente e/o stagnante a quella in campo, dall’essiccazione al sole a quella entro i forni dopo aver sfornato il pane nelle zone montane.

Per la lavorazione e trasformazione della canapa in fibra tessile ci si avvaleva dell’aiuto di canapari e dei funari, artigiani specializzati nella cardatura e pettinatura della canapa e, soprattutto, nella sua trasformazione in corde.

La canapa era considerata il maiale vegetale perchè, come del maiale non si buttava via nulla, così la pianta della canapa veniva utilizzata nella sua interezza. Le radici impiegate per accendere il fuoco, il canapulo impregnato nello zolfo diventava dei comodi fiammiferi, i semi costituivano parte integrante dell’alimentazione animale. La fibra, invece, era impiegata per la produzione di corde, indispensabili per le varie attività agricole, di reti da pesca, ma soprattutto per la realizzazione di tessuti per il confezionamento della biancheria per la casa, dei sacchi per farine e cereali, dell’abbigliamento dei vari componenti della famiglia, per il corredo delle figlie femmine in età da marito.

CURIOSITÀ LINGUISTICA

La coltivazione della canapa era diffusa fino alla prima metà del Novecento in tutta l’Umbria, sia nelle zone di fondovalle che in alta montagna. In Valnerina, in particolare, la canapa veniva seminata lungo le sponde del fiume Nera in terreni denominati tuttora “le canapine” o in alta montagna, come ad esempio a Gavelli, a Monteleone di Spoleto, Castelluccio di Norcia. In base a dove veniva coltivata poteva variare il periodo di semina che oscillava dal 19 marzo a Bevagna e Foligno (San Giuseppe), al 23 maggio (il giorno dopo di Santa Rita), ad esempio, in tutta la Valnerina. Oltre a determinare variazioni nella semina i diversi territori dettavano anche il periodo di raccolta e le modalità di macerazione ed essiccazione. Dalla macerazione in acqua corrente e/o stagnante a quella in campo, dall’essiccazione al sole a quella entro i forni dopo aver sfornato il pane nelle zone montane.