IRON

IRON

La collezione IRON nasce dall’invito agli artisti di elaborare la tematica del ferro da stiro partendo da una citazione di Betty Friedan, attivista statunitense autrice del saggio “La Mistica della Femminilità”, per creare una riflessione sul concetto dei ruoli attribuiti alle persone e agli oggetti tradizionalmente associati a loro.
È qui che il ferro da stiro si impregna di una forza in grado di raccontare storie fatte di momenti dolorosi da cui inizia un percorso fatto di libertà e di rinascita.

Gli artisti, donne come uomini senza distinzione di genere, hanno quindi portato avanti una riflessione partendo dal termine inglese “iron” declinato in tutti i suoi significati, partendo da quello di lavoro domestico, per arrivare a quello di ferro e acciaio, ma anche di catena e di arma.
Da questo sono nate un gruppo di opere molto diverse tra loro a seconda delle caratteristiche dei singoli artisti, differenti per provenienza, formazione, cifra espressiva, che riflettono storie di rinascita e di ribellione, portando il visitatore -anche in modo scherzoso- a compiere un viaggio che ribalta stereotipi e luoghi comuni.

Stirare, un po’ come filare e tessere, erano in passato lavori legati alla sfera del femminile. I vecchi ferri da stiro a carbone sono stati superati da quelli leggeri a vapore, un po’ come i telai usati nei paesi come Sant’Anatolia di Narco non sono stati più utilizzati per fare i corredi di nozze e in alcuni casi sono stati bruciati. Oggetti che si trasformano, che perdono la loro funzione originaria e che diventano opere d’arte in grado di farci riflettere sul nostro tempo, sulle nuove pratiche associate agli oggetti e sulle nuove identità che possiamo assumere.

La donazione al Museo della Canapa nasce proprio dalla volontà di compiere questa rivoluzione anche attraverso l’arte: il Museo infatti ha avuto come finalità quella di trasformare la tessitura da sapere dimenticato a pratica contemporanea, portata avanti anche come collaborazione con artisti nella realizzazione di tessuti pensati non per essere utilizzati, ma per diventare un’opera d’arte.

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