Candelora. Una festa “meteorologica” legata a tradizioni antiche e religiosità popolare

Candelora. Una festa “meteorologica” legata a tradizioni antiche e religiosità popolare

La Candelora è il nome con cui è popolarmente nota la festa della Presentazione del Signore al Tempio, celebrata dalla chiesa cattolica il 2 febbraio.

Questa festa ha un’origine antica, che risale alla nascita di Gesù Cristo, quando il popolo ebraico rispettava le leggi di Mosè. Secondo uno dei dettami della religione ebraica, infatti, ogni famiglia che avesse avuto un primogenito maschio doveva presentarlo tempio di Gerusalemme quaranta giorni dopo una nascita. In questo modo la famiglia non solo ufficializzava davanti ai sacerdoti questo importante arrivo, ma permetteva alla madre, considerata contaminata dopo il parto, di essere purificata.
Da qui la festa del 2 febbraio, che cade 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno in cui si celebra la nascita di Gesù.

Anticamente questa festa veniva festeggiata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania), e la prima testimonianza al riguardo ci è data da Egeria nella sua Peregrinatio (cap. 26). La denominazione di “Candelora”, data popolarmente alla festa, deriva dalla somiglianza col rito del lucernario, di cui parla Egeria («Si accendono tutte le lampade e i ceri, facendo così una luce grandissima» (Peregrinatio Aetheriae 24, 4), con le antiche fiaccolate rituali che già si facevano nei Lupercalia, antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio.
Durante il suo episcopato, papa Gelasio I (492-496) abolì i pagani Lupercalia, e li sostituì con la festa cristiana della Candelora. Nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.

Con il tempo la festa ha assunto un carattere mariano esaltando così l’aspetto della purificazione della madre, per questo è oggi nota anche come festa della purificazione della vergine Maria.
Un tempo in Valnerina, trascorsi 40 giorni dal parto come da precetto biblico, la partoriente doveva recarsi in chiesa per essere purificata dal sacerdote che l’attendeva sulla soglia della chiesa con l’aspersorio dell’acqua santa e vestito con una stola bianca. La donna in ginocchio con una candela accesa, una volta benedetta si attaccava alla stola del sacerdote e recitando il credo s’incamminava verso l’altare, dove il rito della purificazione si concludeva dopo la lettura del Salmo 23 da parte del sacerdote.
Questa usanza era molto sentita nell’ambito rurale e infatti quando giungeva il momento della purificazione si diceva “vatte a ribbenedì”. In alcuni paesi la puerpera non poteva uscire di casa fino al giorno della sua purificazione, né le era permesso partecipare al battesimo del figlio che, una volta, avveniva dopo pochissimi giorni dalla nascita.

Nella celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti” che, nell’ambito della religiosità popolare, vengono utilizzate in varie occasioni: a capo del letto insieme al ramoscello d’ulivo benedetto; nella composizione dei “brevi”; sulla croce piantata il tre maggio nei campi seminati e nei vigneti; accesa sul davanzale della finestra o esposta fuori la porta per scacciare i temporali e spesso la si usava al capezzale dei defunti.
Questa ricorrenza è soprattutto famosa a livello popolare per i pronostici meteorologici. In occasione della Candelora, infatti, si osservano le condizioni atmosferiche della giornata per sapere se l’inverno finirà presto oppure no. Neve e pioggia ne presagiscono la fine imminente mentre il sole presagisce il perdurare dell’inverno. Il famoso detto dice che:

“Cannelora cannelora
se ce nengue o se piova dall’inverno semo fora
se ce da lu sulicillu quaranta jorni d’invernicillo”

A ben vedere questo 2 febbraio 2018 sembra alquanto piovoso. Chissà se questo proverbio ha ragione?

BIBLIOGRAFIA
Egeria, Peregrinatio Aetheriae, cap. 26
Mario Polia, Il Ciclo dei Mesi, pp.56-60