Bernabottiglio

C'era una volta una coppia di giovani sposi di Caso...

Bernabottiglio

Due giovani di Caso, frazione montana di Sant’Anatolia di Narco, decisero di convolare a giuste nozze dopo un lungo periodo di fidanzamento.
Per festeggiare il lieto avvenimento fu organizzato un gran banchetto, al quale furono invitati parenti, amici e tutti quelli che in qualche modo erano vicini alla coppia di fidanzati.
Durante il pasto fu possibile gustare le pietanze locali e fu servita della succulenta cacciagione cotta alla brace, mentre il vino scorreva a fiumi. Ben presto tutte le brocche contenenti la bevanda furono prosciugate, e così si rese necessario andare in cantina per travasare ancora il vino dalla botte in cui stagionava nelle anfore da portare in tavola.
“Vado io” esclamò la mamma della sposa rivolta ai propri parenti,”restate pure seduti e mangiate tranquillamente, tanto mi ci vorrà un attimo a colmare le brocche”.

Mentre stava prelevando il vino la donna si mise a riflettere ad alta voce dicendo: “Noi abbiamo questa figlia, questa figlia la maritiamo, questa figlia darà alla luce un figlio e noi gli metteremo nome Bernabottiglio. E se Bernabottiglio morisse chi sarebbe a non piangere? Bernabottiglio di nonna sua, Bernabottiglio di nonna sua!”
La mamma della sposa continuava a recitare questa specie di nenia lamentosa fin quando il marito, allarmato dal non vederla tornare, decise di scendere anch’egli in cantina.

“Ma che cosa fai, Mariuccia mia” fece l’uomo alla moglie “gli invitati si stanno chiedendo dove sei andata a finire, è molto oramai che sei qui.”
“Eh, dici bene tu” rispose la moglie “noi abbiamo questa figlia, questa figlia la maritiamo, questa figlia darà alla luce un figlio e noi gli metteremo nome Bernabottiglio. E se Bernabottiglio morisse chi sarebbe a non piangere? Bernabottiglio di nonna sua, Bernabottiglio di nonna sua!”
E così anche il marito, preso dalla triste sorte che sarebbe potuta capitare a suo nipote, si unì alla cantilena insieme insieme alla moglie: “Bernabottiglio di nonno suo, Bernabottiglio di nonno suo!”

La sposa, vedendo che i suoi genitori non tornavano dalla cantina, iniziò a chiedersi se gli fosse capitato qualcosa. “È trascorso molto tempo e ancora non fanno ritorno; è meglio che vada a vedere di persona se hanno avuto qualche inconveniente.”
Si alzò quindi dal tavolo, si scusò con i partecipanti al banchetto, e scese in cantina.
Qui trovò i genitori che stavano sconsolatamente l’uno vicino all’altra e ripetevano la consueta cantilena.
“Mamma, papà, ma cosa state facendo? In tavola c’è bisogno del vino e voi ve ne state qui sotto a lamentarvi di non so cosa.”
“Eh, dici bene tu, figlia nostra” replicarono i genitori “noi abbiamo te e adesso prendi marito, poi darai alla luce un figlio e a questo figlio imporremo il nome di Bernabottiglio. E se Bernabottiglio morisse chi sarebbe a non piangere? Bernabottiglio di nonna sua!” esclamava la mamma della sposa, “Bernabottiglio di nonno suo!” le faceva eco il marito . Com’era successo al padre, anche la sposa si fece coinvolgere e, unitamente ai genitori, prese a dire: “Bernabottiglio di mamma sua, Bernabottiglio di mamma sua!”

A questo punto, fu lo sposo a preoccuparsi per la scomparsa della moglie e dei suoceri, così si diresse anche lui in cantina, dove trovò la ragazza e i genitori che piangevano mentre il vino si spandeva per il pavimento.
“Ma che fate, benedetti voi! Invece di piagnucolare ponete attenzione al vino, che si va disperdendo.”
Per tutta risposta la figlia e i genitori continuarono a lamentarsi e a pronunciare quella cantilena riguardo a Bernabottiglio.
Allora il giovane sposo, spazientito e irritato da questo comportamento tanto privo di logica, urlò: “Mi avete stancato, siete dei dissennati e probabilmente il giudizio non l’avete mai avuto, basta! Me ne vado dalla vostra casa e quanto a vostra figlia,” continuò il giovane rivolgendosi ai suoceri “a ripudierò come sposa, andrò alla ricerca di un’altra donna e tornerò solo se le altre ragazze si mostreranno più dissennate della vostra.”

Il giovane, furioso, abbandonò gli invitati, la consorte, i suoceri e si mise a girare per il paese alla ricerca di una nuova moglie. Poco dopo incontrò una signora decisamente in carne che stava sulla strada tutta nuda assieme alla figlia.ù
“Cosa state facendo, gentili signore, in mezzo alla strada e senza vestiti? Siete forse state derubate?” chiese il giovane.
“No di certo,” replicò la donna. “Dovete sapere che dalle nostre parti quando si fa il bucato,si usa lavare tutto, anche quello che s’indossa. Per tanto siamo qui ad aspettare che i nostri asciughino.”
“Ah! È per questo che non portate la biancheria intima” disse il giovane, che pensò tra sé e sé «Queste sono proprio matte. Figuriamoci se voglio una moglie che va in giro nuda per il paese”.

Il giovane riprese la sua ricerca e, dopo qualche metro, vide due belle sorelle in età da marito intente a infilare un filo nelle cruna di un ago. Una delle due teneva l’ago e camminava avanti, l’altra teneva un capo del filo e inseguiva la sorella tentando di mettere il cordoncino nella cruna.
“Che fate, belle ragazze?” esordì il giovane.
“È da questa mattina presto che cerchiamo di infilare il filo nell’ago per rammendare i calzoni di nostro nonno,” risposero le sorelle, “ma fino ad ora non ci siamo riuscite e, nonostante c’impegniamo a farlo, non otteniamo la medesima coordinazione.”
“Se volete posso insegnarvi io la maniera,” propose il giovane, pensando che le giovani fossero ancora più matte delle precedenti. Aiutò le giovani a inserire il filo e poi, salutando cordialmente, continuò a girovagare.

Voltato l’angolo trovò una ragazza dai lineamenti delicati che aveva in mano un paio di calzoncini da bambino. “Salta giù,” diceva la ragazza al fratello minore che si trovava sopra il tetto della loro abitazione “Salta giù, che devo infilarti questi calzoncini adattandoli alle tue misure.”
“Cosa fate, dolce ragazza?” domandò il giovane “Non ho mai visto provare dei calzoncini a un bimbo con questo sistema.”
“Molto male,” ribattè la ragazza, “ho sperimentato altre volte questo sistema e, vi posso assicurare, sempre ottimi risultati.”
“Se siete voi ad asserirlo, sarà sicuramente così”, replicò il giovane, “ma vi consiglio di prendere una scala e di far scendere quanto prima vostro fratello, è pericoloso che rimanga sul tetto. Vi dirò io come fare per misurare i calzoncini al bambino”.
E così fece: mostrò alla ragazza come misurare i calzoncini al fratello e poi riprese a girovagare.
«Anche questa era un po’ folle. Mi conviene continuare a cercare una donna che faccia al mio caso e non sia matta come quelle che ho incontrato fino ad ora,» pensò.

Giunse nei pressi di una fonte e, lì vicino, c’era un contadino con la sua giovane figlia ad abbeverare le loro mucche. Ma gli animali, pur assetati, non riuscivano a bere perché il contadino prendeva l’acqua dalla fonte con un secchio e la gettava a terra.
“Che fate, buon uomo?” chiese quindi il giovane.
“Sono qui ad abbeverare le mie mucche,” spiegò il contadino, “ma queste maledette non vogliono saperne di bere. Io e mia figlia ci prodighiamo da molto tempo senza conseguire risultati.”
“Ma buon uomo, “ replicò il giovane, “ così è impossibile ottenere risultati. Le vostre mucche sono assetate ma non riescono a bere perché l’acqua si disperde del terreno. Dovreste fare una buca che possa trattenere il liquido.”
“Avete proprio ragione,” disse il contadino, “farò come dite voi. Ma, vi prego, non andate via! Vorrei farvi conoscere mia figlia. È in età da marito e, come padre, mi piacerebbe che potesse sposare un tipo d’ingegno come voi.”
“Sono lusingato dalle vostre parole e dalla stima che nutrite nei miei riguardi, ma purtroppo ho un impegno urgente da sbrigare,” strinse la mano al contadino e si congedò anche da lui.
«Non ho alcun’intenzione di sposare la figlia di un uomo tanto stolto. Considerato il padre, anche da lei non ci si può aspettare nulla di buono!», pensò riprendendo il suo cammino

Dopo aver percorso qualche via, si imbatté in un uomo che stava raccogliendo noci da una pianta.
L’uomo stava in piedi sopra a un somarello per raggiungere meglio i rami dell’albero. Aveva fra le mani un palo che terminava a forma di forcina e con quello stava battendo la pianta e le fronde per far cadere le noci mentre sotto di lui si trovava la figlia, che tentava di raccogliere i frutti che cadevano con un cesto di vimini.
“Cosa fate?” chiese il giovane al padre e alla ragazza.
“È da questa mattina che cerchiamo di raccogliere le noci,” replicarono i due, “Ma siamo riusciti a recuperarne solo un po’!”
“Ci credo,” esclamò il ragazzo, “non è così che si raccattano le noci! Prima di tutto dovete scendere dalla groppa di quel povero somarello, che mi pare sfinito! Poi dovete munirvi di un palo più lungo di quello che avete, badando che non termini a forma di forcina poiché nell’usarlo vi si potrebbe impigliare fra i rami dell’albero. E dite a vostra figlia che quel cesto non va affatto bene: i suoi lati sono aperti e le noci escono tutte!”
“Mi sa che avete ragione voi,” disse l’uomo grattandosi la testa con fare pensoso. Scese dal somaro e si avvicinò al ragazzo. “Vorrei chiedervi, se non avete fretta, di fermatevi qui in nostra compagnia. Mia figlia vi sta guardando da prima e sembra molto interessata nel fare la vostra conoscenza.”
“Mi piacerebbe farlo, ma proprio non posso. Devo tornare a casa, dove mi stanno aspettando dei parenti”. Il giovane salutò e riprese il suo cammino.
«Meno male che me ne sono andato. Sono due stolti… e poi la ragazza non era nemmeno attraente!»

Il giovane proseguì alla ricerca di una donna che avesse le qualità per divenire sua moglie, quando notò una bella ragazza dai lunghi capelli neri e dal vestire accurato, seduta vicino a un trogolo e di un asino.
“Buongiorno bella fanciulla, cosa state facendo d’interessante?” chiese il ragazzo.
“Buongiorno a voi!” rispose la bella fanciulla. “Non sto facendo nulla di interessante, Sto solo aspettando che il mio asino faccia uscire la luna dalla sua pancia.”
“Come sarebbe a dire?” domandò il giovane un po’ confuso.
“Ieri sera sono venuta all’abbeveratoio con il mio asino e nella vasca c’era una luna splendente. Ma questa bestia doveva essere talmente assetata si è bevuto pure la luna.”
“Mia fanciulla!” le rispose il ragazzo, deluso che quella donna non fosse saggia per quanto bella. “Quella che avete visto nel trogolo ieri sera non era la luna, ma il suo riflesso. È inutile che aspettiate ancora, perché la luna non è nella pancia. Tornate pure a casa vostra, la luna tornerà da sola, come ogni sera.”
“Farò come dite. Mi piacerebbe la vostra compagnia fino a casa. Siete un bel ragazzo, oltre che anche avveduto, e vorrei conoscervi meglio.“Mi piacerebbe, ma non è possibile. Purtroppo devo lasciarvi tornare da sola” disse salutandola.
«Sarà anche bella, ma una moglie così stupida non sarebbe altro che un fardello.»

E così, stremato dall’infruttuosa ricerca, il ragazzo tornò sui suoi passi e si avviò verso la casa della sposa.
«Ho tanto indagato, ma non sono riuscito a trovare una donna meno stolta della mia, pensava al ritorno, «tanto vale che ritorni da lei e la prenda così com’è.»

Si ripresentò dalla consorte e tutti lo accolsero con gran sollievo: ora si sarebbero potuti riprendere i festeggiamenti delle nozze e ciò riportò l’allegria in ognuno, facendo dimenticare qualsiasi rancore.

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Succede che, spesso, non tolleriamo i difetti di chi ci è vicino. Allora, stupidamente, ci prodighiamo alla ricerca di qualcuno o qualcosa che sia migliore di quel che possediamo.
Comunemente, però, la nostra fatica si rivela inutile: la saggezza, la perfezione sono beni rari, introvabili e quindi sarebbe opportuno, e veramente saggio, saper vivere di ciò che è a nostra disposizione.

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“Bernabottiglio”è stata tratta e riadattata da “Storie della Valnerina”,Valesini 2000