Antichi mestieri della Valnerina: il Rasparo

La zona di Sellano, ricca di ferro, acqua e carbone vegetale, ha posto le basi per la fabbricazione di utensili come lime e raspe e dato vita a un mestiere altamente specializzato (i cui prodotti erano molto richiesti da tutto il mondo), oggi, tristemente, scomparso.

Antichi mestieri della Valnerina: il Rasparo

La zona di Sellano, in Valnerina, ospitava un tempo ricchi giacimenti di ferro. Inoltre, è sempre stata caratterizzata dall’abbondanza di acqua e dalla grande disponibilità di carbone vegetale.
Questi tre elementi hanno fatto sì che proprio in questa zona fosse possibile attuare l’intero ciclo di produzione degli utensili in ferro, specialmente le lime e le raspe: dall’estrazione del metallo, alla lavorazione e alla forgiatura, gli attrezzi prendevano forma tra le mani esperte dei cosiddetti “raspari”.

Si tratta di un’attività i cui segreti sono stati tramandati di generazione in generazione per secoli: la documentazione diretta più antica risale al Settecento, ma si stima che la lavorazione artigianale del ferro nel territorio si possa far risalire addirittura fino al XIV secolo.
Già nell’antichità, la qualità delle lime e delle raspe prodotte dagli artigiani del luogo era tale che queste venivano esportate in tutta l’Italia centro-settentrionale e anche oltre.
La diffusione di questo mestiere ha interessato tutto il comprensorio di Sellano, in particolare le frazioni di Villamagina, Casale, Ottaggi, Postignano, Pupaggi, Vio e San Martino.

Nella metà dell’Ottocento si contavano nella zona una ventina di imprese artigiane (per un totale di circa 80 lavoratori) che forgiavano e commercializzavano i manufatti, con una produzione di circa 28.000/30.000 dozzine di lime e altri attrezzi per l’agricoltura.
Le nuove condizioni economiche dopo l’Unità d’Italia portarono a far calare il numero delle aziende e dei volumi produttivi.
All’inizio del XX secolo si registrò una ripresa: i raspari arrivarono ad essere circa 120 e costituirono, nel 1914, la “Società Cooperativa Artigiana” di Villamagina.
Oltre il 30% della produzione, negli anni ’80, era destinata all’estero, dove risiedevano artigiani del ferro e artisti che richiedevano spesso utensili su misura, personalizzando la granulometria e altre caratteristiche delle lime.

Ma cosa differenzia le lime e le raspe fatte a mano?
La lavorazione manuale distribuisce in modo irregolare le punte sulla superficie delle raspe, garantendo così una perfetta levigatura dei materiali.
Lime e raspe prodotte meccanicamente, presentando tutte le cuspidi disposte in fila, lasciano invece i segni dell’abrasione.

Il processo di fabbricazione era piuttosto faticoso. Il ferro veniva estratto nelle miniere di Monte Birbone e nelle zone circostanti, sottoposto a una prima lavorazione nelle ferriere di Monteleone e di Scheggino (molto attive fino al XVIII secolo) e forgiato per produrre gli utensili nel circondario sellanese.
Le barrette di ferro dolce, prodotte in fonderia, venivano riscaldate alla forgia in modo da essere sagomate nella dimensione e nella forma voluta.
La fase successiva, realizzata con uno scalpello di acciaio, era detta “arricciatura” e richiedeva una particolare abilità: veniva infatti eseguita su un deschetto ricavato da un tronco d’albero su cui era infisso un blocco di piombo, rivestito con strisce di cuoio, per appoggiare le raspe e tenerle ferme, senza rovinare i denti già formati quando si lavora l’altra faccia.
Il deschetto di legno utilizzato per l’intaglio (“la picchettatura”) delle lime e delle raspe era presente quasi in ogni casa e veniva adoperato da tutti i componenti della famiglia: donne incluse, naturalmente.

Ad oggi, purtroppo, il mestiere del rasparo è definitivamente scomparso: né a Sellano, né in Valnerina, nessuno lo pratica più.
La causa principale è stato l’avvento della grande produzione industriale in serie, che ha in qualche modo “schiacciato” la piccola e peculiare realtà artigianale delle lime e delle raspe fatte a mano nella nostra zona. Si tratta di un mestiere antico, la cui memoria è destinata a perdersi nella notte dei tempi e la cui storia è affascinante: vale la pena di continuare a tramandarla – almeno quella.

Fonti: