Pia Simoni
Il racconto di Pia

PIA: (…) Non so perché l’hanno chiamate così. La suocera le diceva a dobboletto e quanno s’andava a falle fa pel corredo toccava dì così. De solito venivano a casa a montà il telaio delle donne di San Martino, le signorine Molini, altre volte s’andava a casa loro pe fa le coperte che toccava portà in dote. Io un po’ di cose le ho comperate a Terni, come il vestito da sposa che so riuscita a comprallo da Marcelloni, sempre a Terni, mettendo da parte i soldi che riuscivo a risparmià quando vendevo il formaggio o le maglie che facevo mentre portavo a pascolà le pecore. Insieme alle coperte d’estate c’erano anche quelle pe l’inverno in canapa e lana tutte colorate, tanto belle ma anche tanto pesanti. C’avevano dei disegni a scacchetti piccoli o più grossi e erano de solito verdi, rosse, gialle e blu. Col tempo la lana s’è tignata e so state buttate via tutte. So state anche sostituite co le coltri, l’imbottite che faceva Annita co la lana che je davo io quando tosavamo le pecore

INTER.: Ma il dobboletto che cosa è?

PIA: il dobboletto è ‘na tela massiccia fatta de due materiali diversi, cotone e canapa o cotone e lino, a righe in rilievo e a spina, anche se la spina non ci stà sempre.

Collezione Simoni-Moriconi – Archivio MCT0124/2014